Soccombenza: le parole di DAS
Il principio della soccombenza è a tutela dell’effettività del diritto alla difesa (ai sensi dell’art. 24 della Costituzione) e consiste nel fatto che le spese che la parte vittoriosa ha anticipato devono essere restituite dalla parte che ha perso la causa.
Chi decide sul riparto delle spese legali?
L’art. 91 del Codice di Procedura Civile disciplina il principio generale di soccombenza, secondo cui il giudice condanna la parte che ha perso la causa al pagamento delle spese legali, che liquida in sentenza. In base a tale norma, il giudice può decidere:
- che la parte soccombente paghi le spese del processo (regola della soccombenza);
- che ciascuna delle parti del processo tenga a proprio carico le spese legali sostenute (regola della compensazione): ciò accade quando vi è una soccombenza reciproca delle parti, nel caso di conciliazione ovvero quando la questione trattata è assolutamente nuova.
Qual è la natura degli esborsi che sono stati sostenuti dalle parti durante il processo?
Le spese legali (i cui parametri vengono definiti con decreto ministeriale) non sono rappresentate unicamente dalla parcella dell’avvocato che costituisce il compenso del professionista per l’attività difensiva svolta. Ci sono, infatti, altre spese che le parti sono chiamate a sostenere o, anche, ad anticipare nel corso della causa civile. Nello specifico:
- spese peritali per l’intervento di consulenti tecnici di parte o nominati d’ufficio dal giudice;
- imposte e diritti (marche da bollo, contributo unificato per l’iscrizione a ruolo della causa, imposta di registro, ecc.).
Cosa significa che le spese legali e di giustizia devono essere anticipate?
Si tratta di un ulteriore onere che la polizza di tutela legale permette, a determinate condizioni, di evitare poiché DAS può accordare all’assicurato un fondo spese per il prosieguo della causa. Infatti, la regola generale posta a carico del ricorrente (colui che agisce in giudizio) è che questi anticipa le spese degli atti che ha interesse a compiere o a chiedere (regola dell’anticipazione provvisoria).
Quando il giudice condanna al risarcimento del danno?
A tale quesito, si può rispondere in maniera sintetica: quando vi è la manifesta consapevolezza dell’infondatezza della propria pretesa o difesa, ossia abusando del diritto.
Nel caso in cui la parte soccombente abbia agito o resistito in giudizio con dolo o con colpa grave, il giudice la condanna, oltre al pagamento delle spese legali, anche al risarcimento del danno nei confronti della controparte. L’art. 96 del Codice di Procedura Civile prevede che sia il giudice a determinare, nella sentenza che definisce il giudizio, l’ammontare del risarcimento del danno.