Covid-19 e digitalizzazione: attenzione alla tutela dei giovani dagli attacchi informatici e dal cyberbullismo
Durante la pandemia da Covid-19, l’impennata dell’attività digitale ha favorito l’apprendimento a distanza, ma anche l’aumento dei pericoli online. In questo articolo analizziamo i rischi legati al cyberbullismo e agli attacchi informatici, evidenziando l’urgenza di una maggiore consapevolezza e prevenzione.
Rischi e prevenzione nel mondo digitale
In questo periodo di restrizioni dovute al covid-19 abbiamo intensificato la nostra presenza online e soprattutto i giovani, complice la digitalizzazione della didattica, hanno ulteriormente aumentato l’utilizzo dei social e degli strumenti multimediali in generale; fenomeno che ha portato come conseguenza ad un incremento degli episodi di cyberbullismo e di altri attacchi informatici. Dobbiamo fare quindi molta attenzione alla loro tutela e in questo articolo vediamo perché.
“Le colline hanno gli occhi” è il titolo di un vecchio film cult del 1977 scritto e diretto da Wes Craven e metafora della contrapposizione sociale tra bene e male, tra ricchi e poveri, tra integrazione ed emarginazione. Questi temi paiono in parte riaffiorare, quasi come un paradosso, ai nostri giorni veicolati dalla rivoluzione digitale imposta dal coronavirus.
Si è parlato molto di opportunità della rete, di un’Italia a due velocità, super connessa in alcune regioni, isolata in altri territori, con il lavoro e lo studio facilitato per alcuni e l’isolamento per altri.
Pensiamo, in particolare, alla fase del lock down: scuole chiuse, ma anche centri sportivi fermi, palestre e luoghi di ricreazione non più fruibili. Tutti rifugiati all’interno delle case, tutti al riparo dal virus che circola per le strade, ma connessi con smartphone, tablet e applicativi vari per continuare ad interagire con il mondo esterno. Smart working, didattica a distanza, videoconferenze… E se il coronavirus avesse infettato anche la rete?
L’aumento degli attacchi informatici durante la pandemia
Forse, abbiamo sottovalutato questo aspetto. “La pandemia di Covid-19 mostra i suoi effetti anche on line”, osserva Giacomo Corvi (Insurance Review, n. 77, settembre 2020, pag. 54). Da un’indagine statistica risulta che siamo tutti più esposti al rischio informatico che proviene dal c.d. dark web:
- nel periodo temporale da febbraio 2020 a marzo 2020, il numero di attacchi “ransomware” in tutto il mondo è cresciuto del 148% (Fonte: WMware Carbon Black, in Insurance Review, cit., passim);
- a livello globale mondiale, 1.670 attacchi gravi nel 2019 con una crescita del 7% su base annua (Fonte: Rapporto Clusit, in Insurance Review, cit., passim);
- “oltre il 50% delle imprese non dispone di un piano di “risk management” e appena il 15% delle aziende ha inserito il rischio di pandemia nei suoi programmi di gestione” (Fonte: A. Rebecchi, Qbe Italia, in Insurance Review, cit., pag. 57);
- i malware che hanno colpito l’Italia nella prima metà del 2020 sono stati 6.955.764 di cui 2.907 riconducibili ai servizi di home banking (Fonte: Il Sole 24 Ore, 17.09.2020).
Conseguenza diretta delle limitazioni agli spostamenti imposte dall’emergenza sanitaria nel periodo di lock down sono le riduzioni dei reati “predatori” (scippi, borseggi, rapine, furti) con un aumento dei delitti informatici commessi via web. In particolare (Fonte: Il Sole 24 Ore, 26.10.2020; periodo di riferimento: primo semestre 2020; dati rapportati ad ogni 100.000 abitanti su informazioni fornite dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza):
- delitti informatici: + 23,3%;
- truffe e frodi informatiche: 107.223;
- rapine sportelli bancari e postali: meno 50%;
- rapine e furti predatori: riduzione di un terzo.
La vulnerabilità dei giovani nell’era digitale
Che cosa ci dicono questi dati? Abbiamo riflettuto sul fatto che i più vulnerabili potrebbero essere bambini e adolescenti?
Li abbiamo protetti con mascherine e plexiglass, con il distanziamento fisico e la didattica on line, tuttavia…
Social, forum e community abbattono le barriere protettive e consentono di interagire con gruppi di persone non identificabili o che si accreditano con una falsa identità.
L’impulso alla digitalizzazione provocato dall’emergenza pandemica pone un tema culturale e non solo tecnologico: ragazzi a casa alle prese con i nuovi sistemi informatici che dovrebbero agevolarli nell’apprendimento e nello svolgimento dei compiti, ma… “Le colline hanno gli occhi”. Che cosa c’è dietro il monitor di un computer, che cosa si annida in una chat virtuale, che incontri si possono fare in una piattaforma social?
L’attività del cyber crime sta evolvendo e cattive abitudini domestiche favoriscono gli attacchi dei criminali del web: mille occhi che scrutano le nostre abitudini, catturano dati ed informazioni, annotano messaggi e consuetudini, spiano le nostre vite nel privato domestico portando a termine con facilità un attacco o un approccio.
Solo apparentemente i più giovani risultano protetti nel silenzio delle loro camere se, accanto all’indubbia utilità che uno strumento informatico può avere in termini di opportunità e di conoscenza, non si coglie il rischio di una loro maggiore vulnerabilità a queste insidie, che la digitalizzazione ha aumentato in modo esponenziale. Il cyber crime “ha assunto i tratti di una vera e propria filiera industriale, in cui i diversi componenti agiscono in maniera complementare per portare a termine un attacco con successo”, osserva G. Corvi commentando anche le parole di S. Mattiuz, Ad di Ania Safe, in Insurance Review, cit., passim. Purtroppo, accade spesso che i bambini siano componenti involontari di tali attacchi.
Qualche dato:
- ricerche recenti illustrano come l’85% delle applicazioni per computer comprate negli ultimi anni siano giochi di “comportamento”, che richiedono di ripetere un’azione in modo automatico e reiterato;
- la realtà virtuale spesso consente ciò che la vita reale vieta: il rischio più grande per un adolescente è quello di smarrirsi in una stanza infinita, perdendo il contatto con la realtà;
- secondo il Rapporto Censis del 2016, più della metà degli studenti tra gli 11 e i 17 anni riceve insulti ed offese via internet da parte di coetanei*;
- cyberbullismo, furto d’identità, “sexting”: secondo l’Osservatorio Nazionale Adolescenza, 1 bambino su 10, tra gli 11 e i 13 anni, è a rischio di cadere vittima di tali pericoli*;
- il 68% degli adolescenti chiede un contatto “social” a persone conosciute da poco; il 39% invia il proprio numero di cellulare a chi ha conosciuto in rete*.
Dalle colline che circondano le camere dei bambini, stanze senza ormai più pareti, infiniti occhi scrutano ed osservano. Il consiglio è di non evitare di affrontare il pericolo, ma di anticiparlo e di prevenirlo con un occhio ancora più lungimirante, che vigila al di sopra, da una collina ancora più alta delle altre.
* Fonte: nonsprecare.it/redazione/07.02.2017