Allergie da polline in aumento nei centri urbani: una conseguenza dell'inquinamento
Quando alberi, piante e fiori iniziano il periodo di fioritura, si pone il problema dell'allergia da polline in aumento nei centri urbani a causa dell'inquinamento, una condizione sempre più frequente che ci ricorda l'importanza dello sviluppo sostenibile e dell'agenda 2030 come "asset" fondamentale per il benessere globale e per la tutela dell'ambiente e del sistema sociale ed economico.
Allergie ai pollini: sintomi e rischi
Infiammazione agli occhi e difficoltà respiratorie, irritazione delle mucose nasali e starnuti, ma anche asma bronchiale, riduzione dei sensi e senso di spossatezza. Le allergie respiratorie provocate dai pollini sono il tema ricorrente di ogni primavera, quest’anno aggravato anche dal Covid-19 i cui sintomi iniziali possono ingenerare confusione nella diagnosi.
L’alternarsi delle stagioni riporta all’attualità periodici allarmi ambientali come gli alti livelli dei particolati sottili in inverno o dell’ozono in estate e così anche la pollinosi nel periodo che precede l’inizio dell’estate.
Per capire la serietà del fenomeno, basti pensare che una sola pianta, durante l’infiorescenza, può rilasciare più di un miliardo di granuli di polline e, durante la fioritura, la concentrazione dei pollini nell’aria può raggiungere 2 milioni di granuli per metro cubo.
Secondo le statistiche (fonte: ISPRA “Stato e trend dei principali pollini allergenici in Italia 2003-2019”, specie pag. 7 e pag. 176), sono 5 milioni gli italiani colpiti ogni anno da tale allergia, che nei casi peggiori può comportare malattie croniche respiratorie, anche gravi, come rinocongiuntiviti ed asma. Tutte le patologie allergiche sono in aumento e si stima che le manifestazioni cliniche oculari, rinosinusali e bronchiali da allergia al polline costituiscano la terza causa di malattia cronica.
Le possibili cause
Gli esperti hanno individuato in alcuni fenomeni le possibili cause della propagazione dei pollini allergenici e dell’accentuazione dei sintomi nei soggetti sensibili a tali infiammazioni. In particolare, esisterebbe un legame tra queste variabili:
- inquinamento atmosferico chimico/cambiamenti climatici;
- rapida urbanizzazione;
- traffico veicolare;
- maggiori concentrazioni polliniche;
La combinazione di questi fattori può avere un effetto diretto su asma ed allergie con pesanti ripercussioni sulla salute umana.
Per esempio, gli esperti allergologi sono a conoscenza del fatto che spore funginee ed infruttescenze si sviluppano in prossimità di terreni incolti o con macerie, aree urbane abbandonate e zone industriali dismesse. Le scelte di riqualificazione urbana e della tipologia di verde adoperato per l’arredamento di strade e piazze possono dunque incidere sulla diffusione o sul contenimento del fenomeno.
Infatti, si ipotizza un aumento dei casi di sensibilità ai granuli pollinici dovuti all’aumento del numero di piante impiantate a scopo ornamentale o di forestazione. Non si escludono anche altri fattori che possono incidere sull’incidenza allergenica del polline per cause verosimilmente riconducibili all’inquinamento atmosferico.
Le piante più a rischio e come progettare spazi urbani più salubri
La betulla è fortemente allergenica (ne è sensibile circa l’8% della popolazione italiana), mentre il cipresso è un albero in grado di produrre importanti quantità di polline molto allergenico. Medesima considerazione per il noccioleto, che ha una fioritura precoce (gennaio, marzo) la cui produzione di polline potrebbe costituire un problema se coltivato nelle vicinanze di un centro abitato. Anche la scelta di arredare gli spazi pubblici con siepi ed aiuole può rivelarsi una decisione non ottimale giacché il carpino, normalmente adoperato per la fitta chioma che lo rende adatto a tale destinazione, produce una varietà di polline molto allergenica.
Monitoraggio aerobiologico e valutazione della qualità dell’aria costituiscono, pertanto, indicatori fondamentali per prevenire tali fenomeni unitamente ad una più moderna progettazione degli spazi urbani e alla riduzione delle concentrazioni atmosferiche di inquinanti come ossido di azoto, ozono e polvere inalabile legati al traffico veicolare.
Infatti, studi sperimentali sembrerebbero dimostrare che le polveri inquinanti (diossido di azoto, zolfo, anidride solforosa) vengano assorbite dai granuli di polline per, poi, diffondersi nell’ambiente al momento della fioritura. Tra le famiglie botaniche accumunate da una rilevante componente allergenica (c.d. “taxa”) si segnalano:
- graminacee / segale / mais;
- frassino;
- ambrosia;
- salice;
- betulla;
- piantaggine;
Alcune precauzioni generali da seguire soprattutto in caso di predisposizione all’allergia ai granuli pollinici:
1. consultare periodicamente i calendari pollinici per conoscere il periodo di fioritura delle piante;
2. evitare le passeggiate all’aperto nelle ore di maggiore concentrazione pollinica;
3. evitare giardini, aree verdi e strade trafficate;
4. chiudere i finestrini quando si viaggia in auto;
5. in casa, non aerare le stanze durante le ore centrali della giornata;
6. rivolgersi al medico curante per la corretta diagnosi dell’allergene;
Per informazioni, consultare il sito isprambiente.gov, i siti Arpa regionali e il servizio Poll.net per bollettini e previsioni sul monitoraggio aerobiologico delle città.